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E il giorno che scompare e torna

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E' il giorno che scompare e torna,

coi capelli fradici sul prato,

mi raggiunge il viso, da dove era partito.

 

Col cuore umano e la pelle più sottile

di ogni mattina, gli occhi mi domandano

di essere esauditi - nella cripta del palato

non c’è pensiero- e viene

dal sangue religioso luccicante

nell’umido di poche sillabe un respiro,

contenendo in pochi tratti di mistero

tutto ciò che l'intelletto poi separa

 

dalla remota intensità di un sogno,

dove il tuo salmo non arriva,

imparo con le interiora delle bestie

l’armonia, dal volo degli uccelli

come danzi,

nella processione dei bambini,

che camminano sul verde come cielo

lasciando lievi impronte, con l’arrivo

 

affondavo nell’aria del mio prato,

nel taglio che riapriva la visione,

e una sola

creatura di fango nelle mani

cui poggiare la testa rannicchiata:

un’altra pelle mi toccava

per la prima volta nuda, ad ascoltare,

nel brivido del mondo addormentato,

la notte della carne di un bambino

che mangia cantando della neve.

 

Nell’erba tornavo gravida a vederlo

dare calore sui luoghi da cui sgorga

raggrumata nei gorghi dell'inconscio

-in un'altra terra, in altro tempo, e a lungo-

la parola che teneva sulle braccia-

di quando solo per un giorno

il fiume andò all'indietro come me

tra i fili indescrivibili del prato-

nel privilegio della quiete. Con la luce

 

sulle punte più sottili io ti ascolto

dove il muschio si corica la sera

a carezzare i sassi sopra il greto,

dalla tua quercia, che ogni giorno corre

finchè diviene un'aquila e scompare,

nel moto unitario di natura

 

la morte non può niente,

in piedi, dietro te.

mentre mi piego per lavarmi il viso

al fiume sei tu che mi sostieni

perchè  non cada.

 amina narimi - 04/08/2014 14:57:00 [ leggi altri commenti di amina narimi » ]

è così largo il platano, Ferdinando, eppure, quando si sfoglia
la nuova scorza è così chiara da sembrare la pelle di un bambino..
e così grandi le foglie che il vento può cantare con le vene..le vene
un tuffo alle elementari, alla prime foglie, raccolte dentro le pagine dei libri, di platano, finchè rimanevano solo le vene e la pelle sottilissima, come una magia il corpo

Lorenzo :) si che ho visto! ( essere liberi dalla morte è una di quelle libertà, la più libera, forse, perché permette di rialzarsi sempre


FerdiNando grazie come ad un fratello

e grazie a te Cristina cara al cuore, come preesistente, sempre

 Cristina Bizzarri - 04/08/2014 11:11:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Mi chiedo, Amina, se tutte le religioni del mondo, i loro riti, i dogmi, le adorazioni, non vogliano farci sentire quello che dici tu qui e altrove nel tuo lungo ininterrotto dolcissimo canto. C’è un mistero, e il mistero è Dio in noi, e oltre noi (per me) ...
Bonne journée. :-)

 Ferdinando Battaglia - 04/08/2014 01:13:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Difficile entrare in abito di ragione sola in questa tua, dove sovrabbondano d’immagini magnifiche quelle profondità inaccessibili dell’essere, che si dischiudono a volte nella grazia di una visione alla mente del poeta quando è mistico.
Rifuggendomi la mente per insufficienza da ogni possibile interpretazione, leggo con l’occhio folle - e non poetico - di un visionario, e allora piego le ginocchia devoto davanti ad un’altra "Pietà", che è sempre palmo aperto della mano di una madre, quando con dolore intimo carezza un figlio morto.
Perdonami la mia lettura, MiaInsuperabilePoetessa.

 Lorenzo Mullon - 03/08/2014 20:28:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Bella [visto?]
La morte non può niente, ma la morte non è in discussione, è sempre in discussione la libertà dell’essere umano
Anzi, la libertà nemmeno si può discutere, o l’hai conquistata in carne e ossa, lottando contro tutti i condizionamenti, e trovando te stesso, o non ce l’hai

 mareaperto - 03/08/2014 17:30:00 [ leggi altri commenti di mareaperto » ]

Tu permetti, alla voce mistica, il corpo. Ci sono anche platani che ascoltano per chi suona la foglia. Poi, viene il vento che si è fatto da solo, viene questa languida folata di luoghi tuoi che si accaparrano noi.

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